15 Dicembre 2021 | E-learning
La prima domanda che ci poniamo è: cosa significa l’Empowerment in azienda?
Al giorno d’oggi ci sono tutta una serie di termini anglosassoni e appartenenti al gergo aziendale che vengono utilizzati, talvolta, in maniera impropria. Il primo passo da fare per avere una visione chiara del tema è definire il termine empowerment e, solo successivamente, concentrarsi sulle sue caratteristiche e specificità. Con il termine Empowerment si intende la capacità di usare il potenziale personale e/o organizzativo per ottenere delle ottime performance e raggiungere i risultati propri o quelli dell’azienda.
È un termine molto ricco, che in italiano non si può tradurre con un’unica parola. Il focus è sulle capacità personali delle risorse umane disponibili in azienda, è un processo in grado di liberare le potenzialità personali.
Detto in altre parole le aziende che fanno Empowerment mettono in atto dei comportamenti in modo da risultare più efficaci e, soprattutto, più efficienti. Ricordiamo che l’efficienza riguarda il modo in cui le aziende riescono a utilizzare le proprie risorse, andando a potenziare la risorsa umana si otterranno livelli di efficienza maggiori.
L’Empowerment è una vera e propria strategia che assume un valore importantissimo nel contesto altamente competitivo in cui ci troviamo oggi. Si tratta di una strategia che consente ad ognuno di esprimere pienamente le proprie capacità, questo non fa che creare valore per l’azienda.
Per adottare una strategia di Empowerment aziendale è necessario attuare alcune pratiche organizzative.
Innanzi tutto è indispensabile avere chiaro che tra lo sviluppo dell’azienda e quello del singolo intercorre una relazione molto stretta. Ogni responsabile delle risorse umane deve essere in grado di valorizzare i singoli dipendenti guardando ai bisogni che hanno, quelli di autorealizzazione, autostima, autonomia e crescita.
Un metodo che viene utilizzato recentemente in molte aziende che operano a livello internazionale è quello del self leadership, il quale ha l’obiettivo di incrementare le competenze interne all’azienda per esaltarne il valore e la portata competitiva.
A questo riguardo, per poter sviluppare il leadership empowering, sono necessari due passaggi fondamentali.
In primo luogo è indispensabile la figura di un leader HR che, oltre alla sua naturale posizione organizzativa, abbia anche il ruolo di mental coach. Egli deve essere in grado di motivare e stimolare tutti i dipendenti, in modo che si sentano realizzati e che siano incentivati a dare sempre di più all’azienda, sviluppando nuove conoscenze.
Un altro strumento importante è quello dei gruppi di lavoro. Se ci sono le condizioni adatte e delle elevate affinità interpersonali, il lavoro in team può essere un metodo efficace per lasciar esprimere il potenziale di tutti i singoli dipendenti. In questo modo saranno in grado di auto-controllarsi e di darsi dei feedback a vicenda, soddisfando contemporaneamente i bisogni di appartenenza e stima.
Guardare ai bisogni e alle necessità dei collaboratori è una leva importante e diretta che incide fortemente sulle performance che ognuno ha sul complesso aziendale. Un collaboratore più autonomo, con un’elevata identità e significatività del lavoro che svolge sarà in grado di avere ben focalizzato il suo contributo all’azienda.
In questo modo non svolgerà il lavoro in maniera meccanica e statica, ma sarà lui stesso interessato a vedere i miglioramenti e gli sviluppi della sua attività. Investendo sul Empowerment del singolo e dell’azienda si viene quindi a creare un sistema di responsabilità reciproche, da un lato quelle dell’azienda nei confronti del dipendente e dall’altro l’interesse del dipendente a sviluppare sempre nuove competenze e capacità per l’azienda in cui lavora.
Rafforzando l’impegno da entrambe le parti si ottiene un cambiamento sostenibile e duraturo nel lungo periodo, che garantisce le condizioni di benessere organizzativo a beneficio di entrambe le parti.
Il passaggio da un’organizzazione che si basa sul controllo gerarchico e centralizzato a una in cui ogni dipendente può agire autonomamente non può avvenire direttamente, è necessario procedere per passi graduali.
Inizialmente sarà il manager a continuare a prendere le decisioni ma non saranno centralizzate, infatti saranno ascoltate e prese in considerazione le opinioni di tutti coloro che vogliono intervenire.
In un secondo momento verrà lasciata un’autonomia molto più ampia ai collaboratori, questi discuteranno tra loro delle azioni da intraprendere e in questo modo ci sarà il primo sviluppo creativo.
Si soddisfano in questo modo anche il bisogno di coesione e il fatto di poter interagire e discutere di questioni importanti con persone del tuo stesso grado gerarchico sarà di grande stimolo e incoraggiamento.
In questa seconda fase il manager ha l’ultima parola sulle conclusioni e decisioni prese dai collaboratori.
La terza e ultima fase vede un team completamente autonomo in cui la responsabilità di risultato è delegata interamente al gruppo. In questo momento il team è in grado di autogestirsi mediante lo strumento del mutuo adattamento. Grazie alle competenze e alle responsabilità di risultato di ognuno la gestione si basa sullo scambio di feedback tra collaboratori. L’Empowerment, che ha come mezzo i gruppi di lavoro, è particolarmente utile nei contesti di smartworking in cui la capacità di autogestirsi diventa fondamentale.
Indubbiamente perché queste competenze vengano sviluppate è necessario investire in soluzioni di formazione a distanza e corsi di apprendimento online, per riuscire a sviluppare una maggiore cultura organizzativa.
Quando si decide di adottare l’approccio strategico empowered è necessario cambiare totalmente la visione che, fino a quel momento, avevamo della nostra azienda.
La cosiddetta Empowering culture è diametralmente opposta alla cultura fondata sul controllo stringente. Si basa sulla costruzione di un clima di fiducia e interazione, su una comunicazione verbale e aperta in cui ci sono ampie possibilità di apprendimento e crescita personale.
Perseguendo un continuo stimolo delle capacità personali si ottengono grandi risultati e si ha una continua innovazione. Si viene a creare quindi un vero e proprio circolo virtuoso:
Si può quindi individuare una relazione diretta tra cultura organizzativa e performance economica. A ottenere i migliori risultati finanziari sono le culture aziendali più forti che puntano maggiormente sull’adattamento rispetto al controllo.
Questa nuova cultura prende il nome di adattiva o imprenditoriale e il suo focus principale è sul creare le condizioni adeguate per le quali ogni collaboratore e dipendente si senta libero di esprimersi, assumersi rischi e responsabilità e liberare il proprio patrimonio di conoscenze.
Andiamo finalmente a vedere in maniera organica quali sono i vantaggi che l’empowerment porta in azienda.
I collaboratori, vedendosi riconosciuta maggior autonomia, saranno fidelizzati e motivati e questo produrrà inevitabilmente un sensibile miglioramento della produttività dell’azienda. Migliori condizioni di lavoro all’interno dell’azienda generano un benessere organizzativo complessivo, i collaboratori non avranno motivi evidenti per lasciare l’azienda e quindi ci sarà una forte riduzione del turnover.
Più sono i dipendenti che rimangono in azienda, e che sono già formati, maggiore sarà lo sviluppo personale di ognuno di essi con la conseguenza di una maggiore qualità delle performance.
Con un organizzazione empowered non solo si è in grado di mantenere i propri collaboratori all’interno dell’azienda, ma sarà un ottimo biglietto da visita per attirare nuovi talenti.
Come abbiamo già sottolineato il beneficio apportato dall’Empowerment è di tutta l’azienda, creandosi questo nuovo circolo virtuoso di benessere e produttività ne beneficiano i singoli lavoratori e l’azienda a livello globale.